SAN CANIO (CANIONE) DI ATELLA (terzo secolo d.C.)
Per ottenere un profilo biografico di San Canione dobbiamo riportarci alla ‘PASSIO S.CANIONIS’ accolta da Ferdinando Ugelli nella sua Opera “ITALIA SACRA” Tom.VII Col.14-24. L’Ughelli asserisce la ‘Passio’ S. Canione fu un Vescovo Africano, della chiesa di Juliana, in Pirenaica.
Sotto l’imperatore Diocleziano, al secondo anno del suo governo (292 d.C.) fu scatenata la famosa persecuzione contro i cristiani e anche le province romane dell’Africa furono ferocemente setacciate. Canione fu condotto a Cartagine per essere sottoposto ad estenuanti interrogatori e torture: fu percosso nudo con staffili piombati; gli furono accostate alle carni fiaccole ardenti e, ridotto in fin di vita, fu gettato in carcere; non volendo sacrificare agli dei.
Per ordine di Pigrasio, Prefetto di Cartagine, tratto fuori dalla prigione, persistendo nella testimonianza della sua fede in Cristo, fu sospeso alla catasta e, percosso violentemente per un’ora, perdette tutto il suo sangue. Mentre era ancora nei tormenti il Santo Vescovo predicava il vangelo e convertì moltissimi pagani, di cui molti furono sottoposti al martirio con la decapitazione. Per la qual cosa il prefetto ordinò che S.Canione fosse sospeso all’aculeo, e con promesse e lusinghe cercava di distoglierlo dalla vera fede. Ma Canione maggiormente affermava la sua incrollabile fede in Cristo, per cui fu sottoposto ad altre staffilate e sulle ferite fu fatto colare del piombo fuso.
Il prefetto alla fine ordinò la decapitazione. Ma mentre conducono al posto designato il venerando martire si scatena un terribile cataclisma, accompagnato da movimenti tellurici, da uragani e da una ridda infernale di fulmini, grandine e tuoni che mettono in fuga i carnefici. Per ordine del prefetto, Canione viene allontanato dall’Africa, e il campione della fede, su di una barca sdrucita, sotto la guida di un angelo, toccò le sponde campane felicemente. E mentre gli africani rimproveravano al prefetto la perdita di un sì eccellente Presule per colpa sua, Canione riprendeva la sua opera pastorale in Atella, dove moltissimi pagani abbracciarono la fede cristiana.
Canione confermava la sua opera apostolica con miracoli, guarigioni e con carismi eccezionali. Segnatamente s’impose per guarigioni dall’angina, per la liberazione degli ossessi e per miracoli di risurrezione da morte.
Tra i primi miracoli di cui parla la ‘Passio’ figura appunto la guarigione di un infermo che, appena il Santo giunse in Atella, gli fu presentato, presso l’anfiteatro di Atella, quasi moribondo. Era affetto dal male di squinanzia, cioè l’angina. Il Santo lo fece passare per sotto il fornice dell’anfiteatro e l’infermo guarì all’istante. Guarì dalla cecità la vedova Eugenia e un uomo posseduto dal demonio.
Ma anche in Atella gli emissari del male insorsero contro il Santo Vescovo e, provocando un tumulto di popolo, lo inseguirono per lapidarlo. Il Santo Vegliardo, non sapendo come sfuggire alla pioggia di pietre, si nascose in un roveto e i ragni coprirono il nascondiglio con la loro tela. Finalmente, fiaccato dai supplizi e dagli anni, raccomandando la sua anima a Dio, se ne volò al cielo.
Il corpo fu vigilato per molti giorni da un uccello. Poi vennero i cristiani e lo seppellirono nel cimitero dei santi Felice e Vincenzo, presso le due basiliche dei suddetti santi confessori.
S.Elipidio vide la sua anima volarsene al cielo in forma di colomba e sulla sua sepoltura costruì una Chiesa e un ‘cubiculum’ con un’iscrizione che ricordava le fulgide virtù del santo.
Il suo corpo, dalle rovine di Atella, che era stata distrutta da Genserico, dal vescovo di Aderenza, Leone, nell’anno 779, fu traslato in quella Chiesa Metropolitana. Dalle colonne dove è sepolto scaturisce un liquido miracoloso detto Manna. E’ venerato anche il Baculus’ cioè il Pastorale, dotato di un movimento spontaneo.
CEB – Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo – 2006