“Sentiamo anche noi il peso del dolore che porti nel cuore, insieme al tuo popolo, soprattutto per le vittime innocenti e per quanti con insistenza chiedono giustizia e pace. Vorremmo restituirti questa visita il più presto possibile, ora lo possiamo fare con quelle parole affermate dal salmo: ‘I nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!’”. È uno dei passaggi del saluto che l’arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsiconuovo e presidente della Conferenza episcopale di Basilicata, mons. Davide Carbonaro, a nome dei prelati lucani, ha rivolto al patriarca di Gerusalemme dei Latini, card. Pierbattista Pizzaballa, durante un incontro organizzato dall’arcidiocesi di Matera-Irsina il 23 agosto. “In questi giorni – ha poi aggiunto – mentre gli organismi internazionali sono chiamati a trovare soluzioni di pace e sostenere i delicati equilibri che dovrebbero permettere il silenzio delle armi e la liberazione degli ostaggi, ci hai ricordato che a noi rimane solo la preghiera, che se legata alle parole di Gesù sulla nostra fede, avrà la capacità di spostare le montagne”. L’arcivescovo ha invocato la pace per il Medio Oriente, una pace che va sostenuta. E pensando ai bambini che imbracciano le armi nei territori di guerra ha concluso: “Regaliamo ai nostri ragazzi pastelli colorati e offriamo loro la possibilità di disegnare questo nostro mondo con i colori e i sogni della speranza”.
Il card. Pizzaballa ha portato la sua testimonianza. La guerra “ha avuto un impatto enorme sui palestinesi e sugli israeliani” dove “il risentimento e la sfiducia nell’altro la fanno da padrone”. “A Gaza – ha aggiunto – l’80% delle case è distrutto. Le infrastrutture non esistono più. Non c’è acqua e il sistema fognario è saltato in aria a causa delle bombe. Immaginate la vita in queste condizioni e in uno scenario di guerra in continua evoluzione e del quale non si intravede la fine”.
La guerra a Gaza ha portato ripercussioni anche nel resto della Terra Santa: in Cisgiordania, nel Libano ma anche nello stesso Stato di Israele. “È tutto fermo – ha ripreso Pizzaballa -, soprattutto nel campo edile. Pensate, prima del 7 ottobre 200.000 palestinesi lavoravano nelle ditte in Israele. Dallo scoppio della guerra non lo fanno più con ripercussioni che facilmente sono immaginabili”. “È difficile – ha continuato – parlare di fiducia, speranza e futuro in una situazione simile”. Per questo “il dialogo dovrà riprendere dalle comunità. C’è una reazione di alcuni settori della società civile. Piccoli segni legati al territorio che ci fanno pensare che c’è ancora speranza. C’è un piccolo resto su cui la Chiesa può e deve ripartire”.
Durante l’incontro il primo cittadino di Matera Domenico Bennardi ricordando il patto di amicizia con il sindaco di Betlemme ha espresso la necessità di “edificare ponti che permettono di ricostruire un dialogo costruttivo tra le parti in conflitto”. Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina, nel concludere l’incontro ha annunciato che la Conferenza episcopale di Basilicata darà un contributo alla Chiesa di Gerusalemme, aggiungendo: “Anche se è difficile parlare di fiducia e speranza in questo scenario di guerra, noi, come cristiani non possiamo sottrarci. Dobbiamo pregare e agire con piccoli sostegni economici che ognuno di noi può dare per portare sollievo alle popolazioni della Terra Santa”. (dal sito del Sir)