SAN GIOVANNI DA MATERA (1070 – 1139)
Tra le grotte tufacce abitate un tempo dai monaci basiliani e affrescate con maestria di scene bibliche e vite di santi è fiorita la santità da Giovanni da Matera, precursore di San Francesco e di San Domenico, per la radicale scelta di povertà e di una vita di penitenza e per la passione di predicatore del Vangelo in molte terre del Sud Italia.
Nato intorno al 1070 nei Sassi, fin da piccolo ha mostrato una propensione alla solitudine e alla vita di preghiera e ancora giovane fuggì alla volta di Taranto, presso un monastero di monaci Basiliani sull’isola di San Pietro. Deriso da tutti per le esagerate mortificazioni a cui si sottoponeva, confortato dal Signore, partì via mare alla volta della Calabria e poi, in grande solitudine, in Sicilia. Qui, per due anni e mezzo, visse tra le più aspre mortificazioni corporali, degne dei santi più eroici, per asservire la carne alle esigenze dello spinto ed essere forte nelle lotte contro il maligno
Condotto dallo Spirito a Ginosa, non lontano dalla sua terra natale, continuò la sua preparazione all’apostolato imponendosi altri due anni di silenzio assoluto per poter parlare solo con Dio e solo dopo si immerse in una vasta opera di apostolato attivo, fatto di predicazione e sostenuta dalla fondazione di una Congregazione religiosa. Incomprensioni e persecuzione da parte del signorotto locale, il conte Roberto di Chiaromonte, portarono Giovanni a Capua, dopo una miracolosa liberazione dal carcere. Dopo aver incontrato Guglielmo da Vercelli, fondatore dei Verginiani, a Lacero, da qui ripartì per la Puglia, alla volta di Bari, per una nuova azione di fervente apostolato, dopo aver desistito dal proposito di andare in Terra Santa.
Non potendo più tornare a Ginosa decise di stabilirsi nel Gargano presso Monte Sant’Angelo, dove era la grotta di San Michele Arcangelo. Qui ammirato per il suo spirito di preghiera fu sollecitato dalla popolazione a intercedere per liberare le loro terre da una prolungata siccità provocata dall’infedeltà di un sacerdote del posto che fu invitato a convertirsi, così la pioggia tornò a fecondare quelle terre.
La volontà di Dio non s’era manifestata completamente su di lui quando, spinto dalla visione di una dolce Matrona (la Vergine) verso la solitaria valle di Pulsano, qui si ritirò per fondare un nuovo monastero che raccolse molti eremiti bianco vestiti, i quali, sotto la guida autorevole di un padre santo e forte pastore d’anime, vivevano secondo la regola di San Benedetto. Fu questa la seconda fondazione, la Congregazione Pulsanense, che in poco tempo si diffuse per tutta la Puglia e la Lucania, nel Lazio e fino alla Toscana. Morì a Foggia il 20 giugno 1139.
Messaggio fondamentale proposto dal Santo materano è quello della mortificazione per il dominio di sé, l’esempio di una vita austera e il rafforzamento dell’uomo interiore per essere pronti ad ogni forma di efficace apostolato.
CEB – Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo – 2006